“COME SONO BELLI I PIEDI DEL MESSAGGERO CHE ANNUNCIA LA PACE, DEL MESSAGGERO CHE È LA PACE” (Is 52,7-10)
Nel cuore della notte del 13 giugno 2025, quando tutto si riposava silenziosamente e trovava quiete nel Creatore per risorgere al nuovo giorno, alla nuova vita, Suor Annunziata March, quasi in punta di piedi ci ha lasciato per contemplare, in eterno, il Volto del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Quel Volto che con ardente zelo e dedizione ha cercato su questa terra e soprattutto amato e servito nelle persone più deboli e fragili prendendosene sempre cura.
Nata a San Fior il 02 ottobre 1932 e battezzata col bellissimo nome di Rosalia che significa “piccola rosa”, all’ età di 20 anni, nel 1952 la giovane sanfiorese, ingressò nella piccola Congregazione di Madre Mastena col desiderio di seguire il Signore alla ricerca del suo Volto. Nel 1955, dopo aver seguito tutta la formazione delle tappe iniziali, emise la Prima Professione come Religiosa del Santo Volto.
Da allora la sua vita di giovane suora è stata segnata, prima dagli studi infermieristici a Roma e dopo i voti definitivi nel 1960, dal suo pellegrinare quale apostola del Santo Volto che si prendeva cura di malati e anziani bisognosi. Fu un susseguirsi da Roma a Vittorio Veneto e a San Fior. Sempre con instancabile donazione, segnata da uno stile silenzioso quale rivelatrice del «regno di Dio che non viene in modo da attirare l'attenzione... Perché il regno di Dio è in mezzo a voi!» (Cfr. Lc 17, 20). Era
bello vederla col suo stile discreto e paziente mentre spingeva le carrozzine di chi non riusciva più a camminare, imboccare chi non aveva forza di portare il cucchiaio alla bocca e farsi voce della preghiera sofferta e silenziosa di chi non riusciva più ad esprimersi.
Il suo darsi senza riserve è durato quasi fino a quando le sue forze vennero meno, ma con brevi visite continuava a portare quel messaggio di pace, di conforto, di consolazione fra le ospite del nostro pensionato, a San Fior. Anche con i piedi consumati e doloranti dal viaggio e dalla fatica delle lunghe giornate vissute in piedi nella sala operatoria di Roma o fra le corsie e corridoi dei pensionati non si è mai tirata indietro quando sentiva che poteva fare del bene.
Quei piedi sono stati usati fino alla fine per comunicare il vangelo della gioia e della fratellanza, con un saluto o una parola buona arrivava ancora dalle nostre ospiti e soprattutto le portava quotidianamente con se nella cappella non soltanto per ore di preghiere in comune ma anche per il suo colloquio personale con il Signore, anche quando gli occhi del corpo già non l’aiutavano più a pregare in coro con le consorelle.
Di suor Annunziata ci rimangono il suo silenzio orante, la sua dedizione per la vita consacrata assunta e vissuta fino alla fine nei momenti in comune e fraterni anche se qualche volta, come ogni persona umana, ha espresso qualche lamento (“per carità”) perché desiderava una vita fraterna più all’insegna del vangelo.
Grazie Suor Annunziata per la tua testimonianza di vita donata senza riserve, ora che sei nel giardino delle rose più belle, intercedi per noi presso il Padre Celeste e mandaci una “piccola rosa” la grazia di capire ma soprattutto di vivere la carità non a parole ma con le mani e i piedi che si prodigano nel servizio, prolungamento delle braccia e dei piedi del Signore, in questo mondo assetato di amore.
Madre Lina Freire de Carvalho