E’ attraverso la particolare relazione simbolica tra questi due oggetti che viene dato senso alla “casa” della Beata Maria Pia Mastena dentro all’antico spazio della cappella di sant’Antonio. L’urna, contenente le spoglie della Madre fondatrice, è posta di fronte alla grande arcata che raffigura il trittico dedicato ai momenti della sua vita, ed è racchiusa all’interno di un “sarcofago” dalle pareti permeabili che lasciano intravedere con discrezione l’interno. Un candeliere, un’aureola a spirale di fiammelle accese dai fedeli, suggerisce ed esalta la preghiera svolta con movimento circolatorio intorno al corpo della Madre fondatrice; le candele rovesciate rappresentate dalle luci sospese, espandendosi idealmente dall’urna, riempiono il grande volume architettonico.
Nel silenzio della cappella, girando intorno all’urna, si vedrà comparire (forse) il volto sindonico, disegnato con semplici listelli di legno sulla superficie trasparente del vetro del paravento d’ingresso. Il Volto Santo non è riconoscibile dall’ingresso, casomai solo occasionalmente dall’interno del limitrofo giardino dell’Istituto delle suore e con le luci accese dentro la cappella si può scorgerlo con chiarezza.
Questa raffigurazione del volto sindonico si ispira liberamente al Santo Volto rappresentato nel presbiterio della chiesa dedicatagli a Torino e progettata dall’architetto ticinese Mario Botta, in una realizzazione suggestiva e indimenticabile. Il Santo Volto di San Fior, come per quello di Torino, adopera lo strumento “pixel”, ovvero l’unità di misura che compone l’immagine digitale. Partendo dall’analisi del negativo della fotografia del volto della Sacra Sindone sono stati giustapposti i listelli di legno sulla vetrata che compone il paravento: dalle parti piene e vibranti si può vedere attraverso, ma sono i vuoti a dare forma ai caratteri somatici del viso adorato dalle suore della Beata Maria Pia. È riprodotta qui una lettura dell’impronta lasciata sul tessuto sindonico, quindi più che un’immagine una presenza.