8° giorno: Porta del cielo

Canto d'inizio

Saluto

Polisalmo

Antifona: tutta bella sei Maria in te nessuna macchia.
La tua vita santa è gloria della Chiesa.

Perché ha rinforzato le sbarre delle tue porte, 
in mezzo a te ha benedetto i tuoi figli. (Salmo 147)

Un fiume e i suoi canali rallegrano la città di Dio, 
la più santa delle dimore dell’Altissimo.
Dio è in mezzo ad essa: non potrà vacillare.
Dio la soccorre allo spuntare dell’alba. (Salmo 45)

Sui monti santi egli l’ha fondata; 
il Signore ama le porte di Sion
più di tutte le dimore di Giacobbe. 
Di te si dicono cose gloriose, città di Dio! (Salmo 86)

Gloria al Padre…

Introduzione alla Parola

La Vergine Maria è la porta del Cielo, perché per mezzo di essa il Cielo è disceso “personalmente”, “corporalmente” sulla nostra terra. Lei è la porta attraverso la quale il Verbo Eterno, il Figlio Unigenito di Dio, si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi. Della porta del Cielo così parla l’Antica Scrittura.

Lettura biblica

Dal libro della Genesi (28, 10-21)

Giacobbe partì da Betsabea e si diresse verso Carran. Capitò così in un luogo, dove passò la notte, perché il sole era tramontato; prese là una pietra, se la pose come guanciale e si coricò in quel luogo. Fece un sogno: una scala poggiava sulla terra, mentre la sua cima raggiungeva il cielo; ed ecco, gli angeli di Dio salivano e scendevano su di essa. Ecco, il Signore gli stava davanti e disse: "Io sono il Signore, il Dio di Abramo, tuo padre, e il Dio di Isacco. A te e alla tua discendenza darò la terra sulla quale sei coricato. La tua discendenza sarà innumerevole come la polvere della terra; perciò ti espanderai a occidente e a oriente, a settentrione e a mezzogiorno. E si diranno benedette, in te e nella tua discendenza, tutte le famiglie della terra. Ecco, io sono con te e ti proteggerò dovunque tu andrai; poi ti farò ritornare in questa terra, perché non ti abbandonerò senza aver fatto tutto quello che ti ho detto". 
Giacobbe si svegliò dal sonno e disse: "Certo, il Signore è in questo luogo e io non lo sapevo". Ebbe timore e disse: "Quanto è terribile questo luogo! Questa è proprio la casa di Dio, questa è la porta del cielo". La mattina Giacobbe si alzò, prese la pietra che si era posta come guanciale, la eresse come una stele e versò olio sulla sua sommità. E chiamò quel luogo Betel, mentre prima di allora la città si chiamava Luz. 
Giacobbe fece questo voto: "Se Dio sarà con me e mi proteggerà in questo viaggio che sto facendo e mi darà pane da mangiare e vesti per coprirmi, se ritornerò sano e salvo alla casa di mio padre, il Signore sarà il mio Dio.

Lettura patristica

Dall’”Inno per la nascita di Cristo” di Efrem Siro

Maria è per noi un cielo, perché porta Dio. La divinità altissima infatti si è abbassata e in lei ha preso abitazione; in lei si è fatta piccola per far grandi noi, perché, per sua natura, essa non è piccola; in lei ha preso per noi una veste, perché si avverasse così per noi la redenzione. In Maria i detti dei profeti e dei giusti si sono adempiuti. Da lei è sorta per noi la luce e le tenebre del paganesimo sono scomparse. Ha molti nomi, ed è per me una gioia chiamarla con essi. E’ la rocca in cui abita il potente re dei re. Ma non uscì da essa come vi entrò: in essa si rivestì invece di carne e così ne uscì. E’ anche un nuovo cielo, perché vi abita il re dei re. Egli vi entrò e poi ne uscì vestito a somiglianza del mondo esteriore. Essa è una vite che portò come frutto un’uva, ma non secondo natura: ed essendo quest’uva di natura diversa dalla vite, ne assunse il colore e così ne uscì. Essa è la sorgente da cui sgorga l’acqua viva per gli assetati; coloro che hanno gustato questa bevanda portano frutto al cento per uno. Questo giorno non è dunque come il primo giorno della creazione. In quel giorno le creature furono chiamate all’essere; in questo giorno la terra è stata rinnovata e benedetta nei riguardi di Adamo, per il quale era stata maledetta. Eva e Adamo col peccato portarono la morte nel mondo, il Signore del mondo però ci ha dato in Maria una nuova vita. Il Maligno, ad opera del serpente, versò il veleno nell’orecchio di Eva; il Benigno invece si abbassò nella sua misericordia e tramite l’orecchio entrò in Maria. Per la stessa porta da cui era entrata la morte, è entrata anche la vita che ha ucciso la morte. E le braccia di Maria hanno portato proprio colui che viene sorretto dai cherubini; quel Dio che l’universo non può abbracciare, è stato abbracciato e portato da Maria. Il re, davanti a cui tremano gli angeli, creature di fuoco e di spirito, giace nel seno della Vergine, che lo accarezza come un fanciullo. Il cielo è il trono della sua maestà, ed egli siede sulle ginocchia di Maria. La terra è lo sgabello dei suoi piedi, ed egli le saltella intorno infantilmente. La sua mano distesa segna la misura per la polvere, e come un fanciullo sulla polvere egli sgambetta. Felice Adamo, che nella nascita di Cristo hai ritrovato la gloria che avevi perduta!

Orazione conclusiva
O Dio, Padre del Cristo nostro salvatore, 
che in Maria, vergine santa e premurosa madre,
ci hai dato l’immagine della Chiesa,
per la preghiera fiduciosa che abbiamo a lei rivolta
manda il tuo Spirito in aiuto alla nostra debolezza,
perché perseverando nella fede cresciamo nell’amore,
e camminiamo insieme
fino alla mèta della beata speranza.
Per Cristo nostro Signore. Amen.

Benedizione e Canto finale


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