2° GIORNO: SEDE DELLA SAPIENZA

Canto d'inizio
 
Saluto
 
Polisalmo
 
Antifona: tutta bella sei Maria in te nessuna macchia.
La tua vita santa è gloria della Chiesa.
 
Perché ha rinforzato le sbarre delle tue porte,
in mezzo a te ha benedetto i tuoi figli. (Salmo 147)
 
Un fiume e i suoi canali rallegrano la città di Dio,
la più santa delle dimore dell’Altissimo.
Dio è in mezzo ad essa: non potrà vacillare.
Dio la soccorre allo spuntare dell’alba. (Salmo 45)
 
Sui monti santi egli l’ha fondata;
il Signore ama le porte di Sion
più di tutte le dimore di Giacobbe.
Di te si dicono cose gloriose, città di Dio! (Salmo 86)
Gloria al Padre…
 
Introduzione alla Parola
Gesù si presenta come la sapienza incarnata, la “Parola fatta carne” e per questo afferma di essere il Maestro, l’unico Maestro da ascoltare e seguire. Il cristiano cerca in Dio la sapienza e si conforma alla Parola e al disegno di Dio. Così ha fatto Maria, che ha accettato la proposta di Dio mettendosi nelle sue mani, contro ogni saggezza umana, contro ogni prudenza, contro quel “buon senso” che conduce spesso alle scelte sbagliate. Per questo chiamiamo Maria “sede della sapienza”, perché in lei è venuta ad abitare la sapienza stessa, quando il Verbo si è incarnato, e perché lei stessa ha sempre e solo seguito la vera sapienza che viene solo da Dio.
 
Lettura biblica
Dal libro dei Proverbi (8,12-21.32-36)
Io, la sapienza, abito con la prudenza
e possiedo scienza e riflessione.
Temere il Signore è odiare il male:
io detesto la superbia e l'arroganza,
la cattiva condotta e la bocca perversa.
A me appartengono consiglio e successo,
mia è l'intelligenza, mia è la potenza.
Per mezzo mio regnano i re
e i prìncipi promulgano giusti decreti;
per mezzo mio i capi comandano
e i grandi governano con giustizia.
Io amo coloro che mi amano,
e quelli che mi cercano mi trovano.
Ricchezza e onore sono con me,
sicuro benessere e giustizia.
Il mio frutto è migliore dell'oro più fino,
il mio prodotto è migliore dell'argento pregiato.
Sulla via della giustizia io cammino
e per i sentieri dell'equità,
per dotare di beni quanti mi amano
e riempire i loro tesori.
Ora, figli, ascoltatemi:
beati quelli che seguono le mie vie!
Ascoltate l'esortazione e siate saggi,
non trascuratela!
Beato l'uomo che mi ascolta,
vegliando ogni giorno alle mie porte,
per custodire gli stipiti della mia soglia.
Infatti, chi trova me trova la vita
e ottiene il favore del Signore;
ma chi pecca contro di me fa male a se stesso;
quanti mi odiano amano la morte".
 
Lettura patristica
Dalle “Lettere” di san Leone Magno, papa
 
Per insegnare agli uomini la verità e per renderli giusti, l’onnipotenza del Figlio di Dio aveva già voluto manifestarsi ai patriarchi e ai profeti, sotto l’aspetto di uomo, come quando affrontò la lotta con Giacobbe o dialogò o accettò l’accoglienza di ospite o mangiò persino il cibo imbanditogli. Ma quelle immagini erano soltanto segni di questo uomo che, come preannunziavano i mistici segni, avrebbe assunto vera natura dalla stirpe dei patriarchi che lo avevano preceduto.
Nessuna figura poteva realizzare il sacramento della nostra riconciliazione, preparato da tutta l’eternità, perché lo Spirito santo non era ancora disceso sulla Vergine, né la potenza dell’Altissimo l’aveva ancora ricoperta della sua ombra. La Sapienza non si era ancora edificata la sua casa nel seno immacolato di Maria. Il Verbo non si era ancora fatto carne. Il Creatore dei tempi non era ancora nato nel tempo, unendo in sé in una sola persona la natura di Dio e la natura del servo. Colui per mezzo del quale sono state fatte tutte le cose, doveva egli stesso essere generato fra tutte le altre creature.
Se infatti questo uomo nuovo, fatto «a somiglianza della carne del peccato» (cfr. Rm 8, 3), non avesse assunto il nostro uomo vecchio, ed egli, che è consostanziale con il Padre, non si fosse degnato di essere consostanziale anche con la Madre e se egli, che è il solo libero dal peccato, non avesse unito a sé la nostra natura umana, tutta quanta la natura umana sarebbe rimasta prigioniera sotto il giogo del diavolo. Noi non avremmo potuto aver parte alla vittoria gloriosa di lui, se la vittoria fosse stata riportata fuori della nostra natura.
 
Canto
 
Orazione conclusiva
O Dio, Padre del Cristo nostro salvatore,

che in Maria, vergine santa e premurosa madre,
ci hai dato l’immagine della Chiesa,
per la preghiera fiduciosa che abbiamo a lei rivolta
manda il tuo Spirito in aiuto alla nostra debolezza,
perché perseverando nella fede cresciamo nell’amore,
e camminiamo insieme
fino alla mèta della beata speranza.
Per Cristo nostro Signore. Amen.
 

Benedizione e Canto finale


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